Questo report nasce a seguito di un incontro avvenuto durante la tre giorni di Banda Mutanda organizzata al CSOA Gabrio a Febbraio 2023
In particolare, nel quadro della trasmissione di saperi legati al mondo del suono in chiave transfemminista e queer, ci siamo presu lo spazio di intavolare una discussione sulle pratiche di costruzione di spazi safer in contesto di festa e serata.
La discussione ha visto la partecipazione di circa 30 persone, portatrici di esperienze varie e diversificate rispetto all’ organizzazione e all’attraversamento di serate, eventi, street, cortei festosi e altre occasioni in cui si sperimentano modi di stare insieme che conuigano divertimento, autogestione e lotta per la liberazione dei corpi.
Nel quadro di un momento storico, quello a cavallo tra il 2022 e il 2023, dopo la cosiddetta legge anti rave, che vede anche le realtà delle feste miste e dei rave mettersi in discussione nelle proprie forme di organizzazione all’interno del percorso nazionale “smash the repression”, vogliamo apportare un punto scritto ai discorsi che già da anni ci vedono interrogarci a più riprese. Siamo consapevoli che, a livello locale su Torino, il tema ha riaffermato la profonda divergenza tra diverse realtà e collettivi in termini di priorità politiche e di energie investite nella decostruzione del sistema oppressivo in cui siamo immers*.
Condividiamo questo report con la voglia di continuare il discorso e la sperimentazione di pratiche direttamente testabili e utili per la liberazione di corpi queer e non normati.
PERCHE’ SAFE(R)
La parola safe in inglese significa sicuro. Per diverso tempo l’espressione “Safe Space” è stata usata e abusata anche in italia per parlare di contesti liberi da aggressioni e prevaricazioni (in festa, on line, in collettivo, …)
Con il procedere delle esperienze, molti gruppi hanno scelto di ragionare a partire dalla constatazione che creare un safe space assoluto dove tutt* sono a proprio agio non è concretamente realizzabile, sia per le forme di oppressione interiorizzata che ci portiamo dentro, sia per il diverso livello di sensibilità e bisogni che ogniun* porta. Questo non ha significato l’abbandono del ragionamento sulla costruzione di spazi sempre più accessibili, liberati e sereni, ma ne ha complessificato il discorso ed arricchito le pratiche. Per questo scegliamo anche qui di parlare di safeR spaces, ovvero di una cura collettiva che non pretende di essere risolutiva ma che vuole avanzare e costantemente mettersi in discussione e riadattarsi.
PAROLE CHIAVE emerse dalla domanda: cosa ti viene in mente dicendo safer space?
. proteggerci
. condivisione
. collaborazione
. comunità
. antimachismo
. no fumo/respiro
. rete di cura
. autodifesa
. libertà nel rispetto reciproco
. prendersi cura
. corpi
. alleanze
. consenso
. ascolto
. essere confidenti nell’esprimersi
. rispettarsi
. ascoltare e capire
. relazione
. godersela
. desiderio
. il lusso di poter abbassare lo stato di allerta
. coraggio
. consapevolezza
. riuscire
. limite
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La discussione che ha seguito la domanda ha ruotato soprattutto intorno allo spazio di festa in serata. Tuttavia è stato preso in considerazione in alcuni momenti lo spazio pubblico e la necessità di trasformare pratiche efficaci da un contesto circoscritto ad una situazione pubblica e/o in movimento.
PRINCIPI segnalati come importanti:
- Bisogno di un lavoro continuo al di fuori del contesto serata
- Safer per chi? Ambienti separati/queer: il problema non è incarnato solo da maschi cis, inoltre non bisogna dare per scontato come difendersi quando chi aggredisce non è il macho.
- Gli spazi safer mettono in discussione le dinamiche di potere e corpi diversi portano necessità diverse
- Aspettative: non aspettarti che chiunque costruirà uno spazio che sia sicuro per te. Si fanno tentativi, insieme.
- anche chi organizza deve divertirsi
- le neurodivergenze sono ancora troppo poco considerate all’interno del contesto di serata